SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XIX LEGISLATURA --------------------
9ª Commissione permanente
(Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare)
149a seduta: mercoledì 17 luglio 2024, ore 9
ORDINE DEL GIORNO
- Relatore alla Commissione BERGESIO
– Relatore alla Commissione MAFFONI
INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO
LOREFICE - Al Ministro delle imprese e del made in Italy
Premesso che:
il 6 novembre 2014, a seguito del completamento della chiusura delle linee di produzione da fonte fossile della raffineria di Gela (Caltanissetta), l’allora Ministero dello sviluppo economico, la Regione Siciliana, ENI e le sigle sindacali, firmarono un protocollo d’intesa con la quale la società petrolifera si impegnava alla riconversione del sito in bioraffineria, all’avvio di nuovi progetti nell’area, al mantenimento dei livelli occupazionali e al risanamento ambientale dei luoghi inquinati in circa 50 anni di attività;
in data 20 maggio 2015, con decreto del Ministro dello sviluppo economico è stata istituita l’area di crisi industriale complessa di Gela, comprendente 23 comuni;
in data 23 ottobre 2018, a seguito del mancato rispetto da parte di ENI degli impegni assunti con il protocollo d’intesa del 2014, il Ministero dello sviluppo economico, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la Regione Siciliana, il Libero consorzio comunale di Caltanissetta, il Comune di Gela e l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. (Invitalia) firmavano un accordo di programma per il rilancio dell’area di crisi industriale complessa;
a seguito della firma dell’accordo di programma si è proceduto, con circolare direttoriale n. 37925 del 6 febbraio 2019, all’apertura del bando rivolto alle aziende per l’accesso agli aiuti per il rilancio dell’area di crisi industriale che ha visto la presentazione di 6 domande di finanziamento di cui solamente una è andata a buon fine per una somma pari a 3.075.898,93 euro;
successivamente, con decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 aprile 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 147 del 22 giugno 2021, si è provveduto alla rimodulazione delle risorse stanziate in quanto quelle originariamente previste erano divenute inutilizzabili perché legate a fondi europei collegati alla programmazione 2014-2020;
il 23 ottobre 2021 è scaduto l’accordo di programma, per il cui rinnovo si è preferito aspettare l’inizio dell’anno 2022 in modo da usufruire delle norme previste per la nuova programmazione europea che consente una maggiore percentuale di aiuti alle imprese site in Sicilia in considerazione della drammatica situazione economica e industriale della regione;
il rinnovo è stato firmato dagli attori coinvolti e trasmesso alla Corte dei conti per il controllo preventivo di legittimità in data 20 settembre 2022, in grande ritardo rispetto la scadenza dell’atto originario e rispetto l’avvio della nuova programmazione europea, motivo per cui non si era proceduto immediatamente al rinnovo e, con ancora maggiore ritardo, è stato registrato presso la Corte dei conti in data 22 novembre 2022, n. 1170, con scadenza al 23 ottobre 2024;
a tal proposito, giova sottolineare come, dei 36 mesi di proroga sulla carta, ne corrispondano in realtà solamente 23, il che arreca un ulteriore danno ai territori beneficiari dell’intervento e appare, a parere dell’interrogante, come un’ulteriore beffa nei loro confronti;
in data 30 maggio 2023, dopo più di 8 mesi dalla stipula del rinnovo e dopo più di 6 mesi dalla registrazione in Corte dei conti, è stato pubblicato un secondo avviso per la concessione di agevolazioni ex lege n. 181 del 1989 per l’area di crisi industriale di Gela senza data di chiusura, secondo la procedura detta “a sportello”;
considerato che:
a quanto risulta all’interrogante a seguito di ripetute richieste formulate a Invitalia (soggetto gestore), ad oggi, sono in totale 11 le domande di agevolazione pervenute tutte nel periodo che va dal 30 maggio al 29 settembre 2023, di cui 5 risultano non ammesse a finanziamento, mentre per le altre 6 è ancora in corso l’istruttoria;
l’interrogante si è nuovamente rivolto alla società chiedendo maggiori informazioni sull’iter che le domande di finanziamento stanno seguendo, in considerazione dell’ampia percentuale di domande che non sono state ammesse e del perdurare delle istruttorie per quelle che ancora non sono concluse, richiesta cui è seguito il diniego dell’Agenzia motivato con l’impossibilità di fornire i dati richiesti a soggetti ulteriori rispetto al Ministero delle imprese e del made in Italy e ai soggetti che hanno presentato domanda,
si chiede di sapere:
quale sia la situazione aggiornata per la concessione dei finanziamenti per l’area di crisi industriale complessa di Gela, con particolare riferimento alla richiesta di finanziamento approvata;
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno approfondire le ragioni che hanno provocato il rigetto, ad oggi, di ben 5 richieste di finanziamento;
se non ritenga doveroso verificare le ragioni che, a distanza di circa 10 mesi dalla riapertura del bando, non abbiano ancora consentito di portare a termine le istruttorie per le restanti 6 richieste di finanziamento;
quali azioni intenda intraprendere per assicurare che le risorse stanziate per il rilancio dell’area di crisi industriale complessa di Gela vengano utilizzate nel migliore dei modi e assicurando al territorio tempestive e reali opportunità di sviluppo.
(3-01043)
RANDO, CAMUSSO, FURLAN, VALENTE, VERDUCCI, LA MARCA, ZAMPA, MALPEZZI, BASSO, LORENZIN, D'ELIA, GIACOBBE, MANCA, ROJC - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali
Premesso che:
da notizie dei giornali e dalle mobilitazioni delle rappresentanze sindacali si è appreso che la Mozarc-Bellco, una delle aziende più importanti del distretto biomedicale di Modena, intende chiudere la parte produttiva dello stabilimento di Mirandola (Modena), conservando solo la ricerca e sviluppo;
appena un anno fa era stato dato l’annuncio di uno spin off aziendale, frutto dell’investimento congiunto di due “colossi” del settore come Medtronic e Da Vita. Oggi, invece, si registra la fine del progetto, con la multinazionale che ha annunciato di voler lasciare il distretto mirandolese;
l’azienda ha infatti annunciato di volersi avvalere delle procedure anti-delocalizzazione, al fine di ricercare un possibile acquirente per il sito produttivo di Mirandola;
la produzione di macchine per dialisi e dei relativi consumabili, inclusi i dializzatori (filtri), sarà gradualmente fermata a Mirandola, compatibilmente con gli impegni assunti con la pubblica amministrazione e gli altri clienti, che l'azienda intende onorare. Dei 512 lavoratori attualmente impiegati, circa 300 saranno in esubero e, di questi, oltre l’80 per cento sono donne;
oltre ai dipendenti diretti, altri 50 lavoratori dell’indotto sono a rischio licenziamento;
per l’intero comparto biomedicale di Mirandola si tratta di una notizia negativa, che ha indotto i sindacati Femca CISL e Filctem CGIL a proclamare immediatamente lo sciopero. A protestare sono in particolare i lavoratori della produzione;
il settore, per decenni uno dei più floridi della regione Emilia-Romagna, era stato duramente colpito dal terremoto del 2012, che in questo territorio aveva avuto il suo epicentro. Poi il comparto era ripartito, ma negli ultimi anni ha sofferto la concorrenza straniera, in particolare cinese, che ha abbattuto i margini ottenibili sui prodotti da dialisi. Tra gli addetti ai lavori si teme, con forte preoccupazione un possibile effetto-domino sulle altre aziende del settore;
il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Bonaccini, ha annunciato la convocazione di un tavolo di crisi per affrontare la vertenza e scongiurare i licenziamenti;
sulla vicenda è intervenuta anche la diocesi di Carpi con un appello all’azienda per chiedere di tornare indietro sui licenziamenti annunciati,
si chiede di sapere quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri in indirizzo intendano adottare e se non ritengano necessario convocare i vertici aziendali della Mozarc-Bellco per trovare soluzioni volte ad evitare la delocalizzazione e a tutelare il posto di lavoro dei dipendenti, su cui ricade questa eventuale chiusura e se non si ritenga necessario ed urgente aprire un dialogo più vasto tra istituzioni, azienda e parti sociali per conoscere i piani industriali.
(3-01199)
CAMUSSO, MANCA, TAJANI, LA MARCA, ROJC, FINA, ZAMBITO, MARTELLA, VERINI, VALENTE, RANDO, FURLAN, D'ELIA, DELRIO, ALFIERI, GIACOBBE, MALPEZZI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy
Premesso che:
secondo quanto si apprende da un comunicato stampa ufficiale, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha autorizzato il socio Invitalia “a sottoscrivere l’accordo che comporterà l’ingresso di Seri Industrial nel capitale di Industria Italiana Autobus (IIA) con una partecipazione di controllo”;
tale decisione arriva dopo la delibera di Leonardo e Invitalia di accogliere l’offerta presentata da Seri Industrial, a conclusione di un percorso avviato dal Ministero per l’individuazione di un nuovo partner industriale disposto a sostituire nella compagine societaria di IIA non solo Invitalia, ma anche Leonardo, che per motivazioni non del tutto chiare ha deciso di cedere le proprie quote, disattendendo gli impegni presi;
è ormai un dato di fatto che il Governo intenda procedere con la liquidazione delle quote pubbliche di IIA, azienda italiana leader nella produzione di autobus elettrici per gli enti locali, beni di importanza strategica per il nostro Paese nel settore della mobilità, settore cui sono state destinate importanti risorse del PNRR proprio al fine di potenziare le infrastrutture del trasporto pubblico locale e la mobilità sostenibile;
il comunicato del Ministero continua affermando che “l’accordo garantisce la salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti di Flumeri e Bologna. Prevede inoltre la realizzazione di un piano industriale focalizzato sulla produzione di autobus elettrici e su un rafforzamento della competitività dell’azienda”; la decisione presa dal Ministero ha confermato la volontà di autorizzare la vendita delle quote pubbliche ad un soggetto privato sul quale sono però state sollevate numerose perplessità e opposizioni da parte di lavoratori e sigle sindacali, la cui posizione unanimemente contraria alla cessione dell’azienda al gruppo Seri è stata totalmente ignorata. I sindacati hanno infatti più volte invitato il Governo a discutere congiuntamente dei piani industriali presentati dai potenziali partner interessati ad entrare nella compagine sociale di IIA, rimanendo purtroppo inascoltati;
inoltre, come già evidenziato in una precedente interrogazione (3-00964, ancora in attesa di risposta) Seri Industrial è nota nel territorio campano per scarsa capacità manageriale e viene considerata poco affidabile rispetto alla prospettiva di investimenti e rilancio dei siti produttivi;
considerato che:
in una intervista a “Il Mattino” - Avellino del 17 giugno 2024, il presidente del CdA di Prima Sole Components S.p.A., Maurizio Stirpe, ha rilasciato dichiarazioni nelle quali vengono avanzati dubbi in merito ai criteri adottati per la selezione del gruppo Seri e l’esclusione delle altre cordate, fra cui quella della sua azienda. Stirpe, in particolare, contrasta quanto affermato durante l’ultimo confronto ministeriale sulla vertenza dalla sottosegretaria Bergamotto, che ha motivato l’esclusione dell’offerta della cordata Stirpe-Gruppioni a causa dell’assenza di un piano industriale e di garanzie della salvaguardia dei livelli occupazionale; Stirpe afferma, invece, che l’offerta vincolante presentata dalla sua azienda includeva tutti i documenti necessari;
in data 30 maggio 2024, in attesa del riassetto societario della IIA, il Consorzio ASI di Avellino, ente pubblico economico che opera al fine di garantire un sistema infrastrutturale e di servizi idoneo agli investimenti in Irpinia, ha avanzato una richiesta di sopralluogo congiunto all’amministratore delegato di IIA, Giancarlo Schisano, al fine della possibile riacquisizione, ai sensi dell’articolo 63 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, di una porzione di terreno intestato alla IIA, ma attualmente inutilizzata, per poterla assegnare a quanti fossero interessati a sviluppare nuove iniziative industriali per lo sviluppo produttivo della valle Ufita. Schisano ha replicato con una nota formale, in maniera netta e perentoria, intimando all’ASI di astenersi dal perseguire qualsiasi procedura volta alla riacquisizione dei terreni inutilizzati di proprietà di IIA. Una vicenda non marginale, considerando i 600.000 metri quadrati di terreno un elemento centrale per garantire che la trattativa con la Seri Industrial andasse a buon fine;
considerato altresì che:
la decisione del Governo di privatizzare un asset strategico dell’industria italiana e di affidarlo al gruppo Seri è controversa e desta profonde preoccupazioni circa le conseguenze che essa avrà sullo sviluppo produttivo e occupazionale dei territori coinvolti;
la vendita della IIA, azienda simbolo della transizione ecologica oggi a controllo pubblico, costringerà con grande probabilità il nostro Paese a dipendere dall’estero per la produzione di autobus elettrici,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda fare chiarezza sulle motivazioni che stanno alla base della scelta di autorizzare la sottoscrizione dell’accordo di vendita con Seri Industrial, esplicitando altresì i motivi per cui si è proceduto a una decisione senza tenere in alcuna considerazione la contrarietà di lavoratori e sindacati in merito alla cessione di un’azienda competitiva e strategica per l’economia del Paese;
se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa circa la controversia esistente fra l’ASI di Avellino e il management di IIA, che potrebbe ostacolare l’investimento di nuovi capitali sul territorio irpino, e quali iniziative intenda porre in essere a riguardo;
quali azioni si intenda intraprendere al fine di assicurare che la Seri industrial rispetti gli impegni presi, garantendo il potenziamento produttivo della IIA e la continuità occupazionale e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del sito di Bologna e di Flumeri.
(3-01207)